TRE RACCONTI
TOMMASO LANDOLFI – 1963
1963, Tommaso Landolfi si trova con la famiglia nel Ponente ligure e aderendo alla cornice autobiografica compone questi tre racconti “sanremesi”. Tre variazioni sull’amore che costituiscono uno dei punti più alti della letteratura italiana del Novecento.
Qui Landolfi raggiunge, nel formato del racconto, un equilibrio perfetto tra forma e contenuto, tra profondità argomentativa e stile espressivo.
Il tema è come si è detto l’amore. Un amore declinato in un anticlimax provocatorio secondo le tipologie della follia, della passione e dell’indifferenza.
Anche la voce narrante si modula secondo una variazione dal primo all’ultimo dei tre “movimenti”. L’io narrante maschile del racconto iniziale “La muta” non ha un interlocutore. Nel successivo “Mano rubata” c’è invece un dialogo tra il narratore e la protagonista femminile. Nel conclusivo “Gli sguardi” ci sono invece due narratori nella forma di pagine parallele di diario, cosicché abbiamo due punti di vista interni contrapposti, completando un gioco di voci mirabilmente differenziato.
Le suggestioni sono molteplici. Landolfi e la sua misoginia antidemocratica sfoggiano una concisione tagliente e allucinata, di un allucinato come sempre, sprezzante e lucidissimo. Esemplare al riguardo il seguente brano: “Le responsabilità sono di chi se le prende, di chi le sente come tali, laddove io non ho mai sentito niente di simile nei confronti della famiglia, degli altri in generale e in ultima analisi di me stesso. Per la via della responsabilità si arriverebbe al famigerato rispetto per se medesimi e, chissà, forse anche della democrazia: ci mancherebbe altro!”.
Si respira aria di grande letteratura, da Dostoevskij a Poe, da Nabokov a lumeggiature della Dolce vita più acre, quella di Ennio Flaiano.
Edizione BUR fuori catalogo con una acuta introduzione di Carlo Bo, finissimo lettore delle opere di Landolfi. I ‘Tre racconti’, dopo la iniziale edizione Vallecchi del 1964, sono stati riproposti nella PB Adelphi con l’utile nota al testo di Idolina Landolfi.
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