cinema

domenica 7 novembre 2010

FRANÇOIS OZON

IL RIFUGIO
FRANÇOIS OZON - 2009

Tossici che non trovano la vena e si bucano nel collo (ago che buca la pelle). Morte per overdose e corpo riverso a terra con bava alla bocca. Aborto consigliato, bambino tenuto. Metadone in gravidanza. Relazioni asimmetriche, rapporti occasionali non convenzionali. Bambini adottati che diventano padri di bambini abbandonati. Padri assenti, madri gelidamente arroccate, madri incoscienti, paternità omosessuale. Cimiteri, chiese, ospedali, ville patrizie e case di campagna vista mare. Ambienti per borghesia francese bianca. Nuove modalità per l’istituzione-famiglia in crisi di identità. Nel film Il rifugio ci sono tutte queste pesantezze. Effettivamente sono un po’ troppe ma, miracolo, il film non è pesante.
Ozon segue un ciclo vitale, nove mesi, dall’inverno freddo della morte all’estate luminosa della vita. Tutto accade sulla pelle della bella e brava protagonista, una Isabelle Carré realmente incinta durante le riprese: tempo narrativo e tempo extranarrativo devono coincidere ed infatti scandiscono il ritmo del film.
Qualche lieve citazione cinéphile, l’inizio con il viadotto di Passy dell’Ultimo tango, il Truffaut alle prese con l’attrice incinta in Effetto notte e soprattutto Rohmer grazie e non solo alla fugace presenza di Marie Rivière che torna sui luoghi del Raggio verde. E proprio Rohmer sembra essere il nume tutelare di Ozon ma al giovane e talentuoso regista manca la brillantezza dei dialoghi dell’insuperabile maestro. Inoltre, si ha l’impressione di un intento didascalico che afferisce ad un cattolicesimo, senz’altro sui generis, moderno, aperto, illuminista, ‘francese’ quanto si vuole ma che lascia una senso di costruito che nuoce ad un film comunque apprezzabile.

2 commenti:

  1. aho! eustaki che fine hai fatto?
    io aspetto i tuoi illuminanti post

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  2. caro saverio sei troppo gentile.

    presto, molto presto avrai nuovi post
    intanto posto una vecchia rece, tanto per non lasciarti al buio

    a presto

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