cinema

martedì 7 dicembre 2010

FOLKABBESTIA

25-60-38
FOLKABBESTIA – 2006



Dicono di sé: sei frikkettoni baresi pericolosamente intenzionati a suonare e sudare al ritmo della musica popolare italiana e del folk irlandese, al ritmo del punk, dello ska e della musica balcanica

Nome e progetto grafico superlativi, vengono alla mente gli usual suspects: Dexys Midnight Runners, Pogues, Goran Bregovic, la Bandabardò, The Klezmatics, certo anti folk americano e fermiamoci qui, è fin troppo semplice.
Il disco è una rilettura di alcuni brani noti e meno noti della canzone italiana suonati con il solito piglio fresco e ironico che conosciamo. C’è però una consapevolezza nuova che, associata al fatto di cimentarsi con il ‘repertorio nazionale’ fa di 25-60-38 il disco della maturità. Preziosi anche gli ospiti, in particolare Battiato che si presta ad una azzeccata rilettura di un classico come L’avvelenata. Ma proprio l’interpretazione di Battiato mette in luce quello che è il punto debole dei Folkabbestia: l’interpretazione vocale. Nel cantato, appunto, manca ancora quella duttilità in grado di dare maggiore espressività ai pezzi che per la parte musicale hanno invece raggiunto apprezzabili livelli di ensemble e di brillantezza.
Con un sottotitolo come ‘Breve saggio sulla canzone italiana’ diventa però importante la scelta antologica. C’è molto Sud, ovviamente. Sono presenti Renato Carosone con i numeri da giocare al lotto del titolo, il classico dei fratelli Ciervo Serenata e il grande pugliese Modugno, con la struggente Amara terra mia e Tre briganti. C’è Uffa uffa di Bennato, Voglio vederti danzare di Battiato e la notevole Ahi Maria del calabrese Gaetano. Il sole del Mezzogiorno riguarda anche Siesta di Herbert Pagani per Bobby Solo. Poi grandi autori come Guccini, De Andrè, l’eccellente Jannacci di Giovanni telegrafista (come brano è il migliore dei quattordici scelti) e il Boris Vian del disertore. Infine La crisi, direttamente dalla EIAR e il fatalismo qualunquista di Pietre.


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