INCONTRERAI L’UOMO DEI TUOI SOGNI
WOODY ALLEN – 2010
Ancora un film europeo per Allen, ambientazione in una Londra pulita, verde e fiorita, con Fiat 500 e Alfa per le strade, Boccherini e Donizetti in sottofondo, componenti d’arredo Poliform e oggetti Alessi.
Una noia mortale. Non un personaggio, dicasi uno, tra i molti protagonisti è riuscito e gli attori fanno rimpiangere le casalinghe disperate. Hopkins poi, diventa un simil Allen che prova a ricrearne mimica e gesti. Tutto il film è una copia pallida di Desperate Housewives, di cui cerca di imitare ritmi narrativi e situazionali – narratore off incluso – senza averne la scrittura scoppiettante e sorprendente, ma non è facile fare al cinema buona televisione e non è detto che bravi attori cinematografici sappiano reggere i tempi di una soap. In questo caso i colpi di scena sentimentali sono di una banalità che viene da pensare che dietro la macchina da presa non ci sia il regista che conosciamo ma il dubbio svanisce subito: ogni scena, ogni battuta è Allen al 100 per 100 ma sbiadito, da coazione a ripetere sterile e pesante: non solo, il film trasuda antipatia e stanchezza da ogni fotogramma.
La madre abbandonata e alcolizzata preda della cartomante è insopportabile e la caratterizzazione è da sceneggiatore esordiente, come la ‘attrice’ che accalappia il vecchio che per starle al passo deve assumere il viagra (colpo di genio!!). Siamo al patetico e pure in questo caso è fallimentare il tentativo di creare il personaggio della svampita: non funziona proprio. Altri clamorosi esempi di imbarazzante inconsistenza narrativa: l’assistente aiuta l’amica a sfondare nel mondo dell’arte e quando sta per confessarle l’amore per il capo viene anticipata dall’artista che ha appunto intrecciato una relazione con il gallerista, ma guarda un po’! Oppure quando la solita assistente decide di aprire una galleria per conto proprio e chiede un prestito alla madre, questa lo nega sotto l’influenza della cartomante e la figlia cerca di distruggere la reputazione della veggente che lei stessa aveva consigliato alla madre o la solita figura dello scrittore in crisi che trova la sua musa nella giovane che si spoglia davanti alla finestra di fronte. Accidenti, che originalità. No, è tutto troppo insipido, prevedibile e dopo una decina di minuti così noioso da far venire il sospetto che forse non siamo riusciti a capire il film. Eppure un’ideuzza buona ci sarebbe anche, volendo proprio salvare qualcosa: la trovata del manoscritto ma pure questa si risolve con il più abusato scambio di persona.
Manca sia un player capace di riempire la scena o illuminarla, come era successo con Penelope Cruz in Barcellona o Scarlett Johansson in Scoop, sia l’intreccio con trovata geniale di Match point.
È il caso di citare Shakespeare come fa nell’incipit il narratore fuori campo: molto rumore per nulla.
confermo. anch'io l'ho trovato soporifero, la sagra del già visto. ci vorrebbe un ritorno a New York per far ritrovare ad Allen la vena creativa.
RispondiElimina(ah, e complimenti per il blog!)
assolutamente d'accordo, ma evidentemente allen si sente in obbligo di far per forza un film all'anno se no mica è contento
RispondiElimina@ einzige, benvenuto negli orti
RispondiEliminapenso anch'io che un ritorno a manhattan non gli farebbe male
@cannibal
RispondiEliminatutti d'accordo.
oltre che manhattan non gli farebbe male neanche una pausa di riflessione.
in genere diffido dei troppo prolifici
devo ancora vederlo, ma se ne parlate così rimanderò la proiezione e darò la precedenza al ad altro! ;)
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