Paesaggio sull'Adda, 1953 |
Senza alcun dubbio Andrea Zanzotto è il più grande poeta italiano vivente e quando si ridefinirà il canone del Novecento molti poeti laureati verranno ridimensionati mentre la voce di Pieve di Soligo manterrà una posizione di preminenza. Eppure parlare oggi di Zanzotto resta argomento per pochi, troppo pochi, appassionati di poesia, quindi l’ambito di circolazione dei suoi testi poetici è davvero limitato. Poi magari quando Fellini doveva inserire versi originali in film quali Il Casanova e La nave va e aveva bisogno di un poeta di qualità era proprio a Zanzotto che si rivolgeva. Come da ricordare, per rimanere in un contesto cinematografico, le frequentazioni ricche di suggestioni tra il poeta e l’ultimo vero maestro del cinema italiano, Ermanno Olmi.
La raccolta di esordio è Dietro il paesaggio, del 1951. L’atmosfera generale è ancora acerba, sotto il segno di classici quali Dante, Petrarca, Hölderlin, Mallarmé fino ai contemporanei Lorca e Montale. Ma sono già presenti temi che troveranno compiuto sviluppo nelle raccolte successive. Tra questi, dominante è il rapporto tra Io e Paesaggio, in cui i due poli del rapporto tendono a fondersi in un unico ente proteiforme che è voce lirica ed interlocutore.
Collina a Imbersago 1956 |
Degli anni Cinquanta sono anche i primi paesaggi ‘maturi’ di Ennio Morlotti, soggetto che accompagnerà tutta la produzione del pittore lombardo, dalle rive dell’Adda agli ulivi e ai cactus del Ponente ligure.
Paesaggio, 1964 |
ORMAI
Ormai la primula e il calore
ai piedi e il verde acume del mondo
I tappeti scoperti
le logge vibrate dal vento ed il sole
tranquillo baco di spinosi boschi;
il mio male lontano, la sete distinta
come un'altra vita nel petto
Qui non resta che cingersi intorno al paesaggio
qui volgere le spalle.
Cactus, 1970 |
DISTANZA
Or che mi cinge tutta la tua distanza
sto inerme dentro un’unica sera
Odora il miele sulla mensa
e il tuono è nella valle,
molto affanno tra l’uno e l’altro
Io sono spazio frequentato
dal tuo sole deserto,
vieni a chiedermi dove
gridami solitudine
E questo azzurro guasto di sgomenti
e di luci di monti
per sempre m’ha appreso a memoria.
Rocce, Anni Ottanta |
Poesie tratte da Dietro il paesaggio, 1951
Opere di Ennio Morlotti
Bellissime le poesie citate. Intensi i dipinti.
RispondiEliminaUn saluto.
accostamento riuscitissimo e molto affascinante: inquietudine, e ardore che sembra trovare cura o dannazione finale nell'immersione profonda nel paesaggio ;)
RispondiElimina@ ettore...
RispondiEliminale poesie sono belle e le raccolte successive sono ancora più belle, tornerò su zanzotto ma il tempo è tiranno. i post si diradano e le risposte agli amici si fanno meno tempestive.
a presto
@ milena cara...
RispondiEliminami scuso per il ritardo ma questo è un periodaccio, molte le cose da fare per me sedentario itinerante dislocato in vari luoghi..
un abbraccio
le poesie di Zanzotto sono davvero bellissime, una sveglia dell'anima. Riuscirò a trovare in libreria "Dietro il paesaggio?"
RispondiEliminaCome vedi seguo con attenzione le tue proposte. Ciao Clandestina
@ clandestina.. ben tornata.
RispondiEliminadietro il paesaggio era uscito nello specchio mondadori, non so se si trova. io ho il meridiano con tutte le opere e un ottimo apparato critico.
a presto