cinema

mercoledì 25 maggio 2011

HAROLD RAMIS / BILL MURRAY

GROUNDHOG DAY
IL GIORNO DELLA MARMOTTA - 1993


Il giro è quello del Saturday Night Life, il genere frequentato quello della commedia comico-brillante con risvolti tra la favoletta romantica e la fantascienza.

Harold Ramis non è un regista da festival; non è un regista cult; non è un regista da recuperare per citazioni snob. È un autore che ha delle buone idee e le mette in atto con la professionalità generalista che serve a far girare il grande showbiz americano. Due suoi script, Animal House e Ghostbusters, bastano a definire una carriera.

Groundhog Day è un piccolo capolavoro. La storia è un classico: il corso del tempo si inceppa e il futuro diventa alterabile a proprio piacimento.

L’ordinario weatherman Bill Murray si trova esattamente in questa condizione, che, dopo qualche problema di adattamento con le inevitabili situazioni comiche di riferimento, gli permetterà di gestire a suo vantaggio la straordinaria occasione capitatagli.

Murray è come al solito bravissimo, qui impegnato a conquistare una poco invitante Andie McDowell e capace di sfoderare il suo umorismo controllato che sconfina quasi in quel cinismo indolente che è diventato la sua caratteristica.

In quanto alla pura e semplice regia Ramis fa il suo mestiere di ‘direttore delle riprese’ e niente altro, seguendo una sceneggiatura ad alto rischio. Ad un certo punto, e abbastanza presto, siamo presi del panico pensando a come riuscirà a riempire la durata del film, una volta che  il meccanismo che fa la storia è svelato. Ed è qui che si rivelano la bravura e il mestiere di Ramis-autore. Il film va avanti nella ripetizione e grazie ad un cambiamento di genere in piena corsa prende una strada che lo porta dritto dritto al sospirato e invocato finale.

Ovviamente tutto si regge sulle spalle del carattere principale, per il quale era stato scelto inizialmente Tom Hanks, poi scartato perché “too nice”. Mai scelta si rivelò più azzeccata dal produttore, che guarda caso è proprio Ramis, il quale dirige, scrive la sceneggiatura, è autore delle canzoni della colonna sonora. Ripeto, un vero professionista dell’industria cinematografica con letture insospettabili, però. L’ispirazione di Groundhog Day deriva da Friederich  Nietzsche e dalla sua Gaia scienza e non da un testo di Ouspenski, tiene a precisare Ramis.

E già, l’eterno ritorno…


4 commenti:

  1. caspita, se eustaki usa il termine capolavoro per una commedia... corro! :)

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  2. @ salve roby, ho scritto piccolo capolavoro, tutto va contestualizzato, ovviamente. non vorrei procurarti una delusione

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  3. @ Cannibal kid..penso che mitico sia l'aggettivo giusto, come del resto mitico rimane animl house

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