cinema

sabato 9 ottobre 2010

DAVID BYRNE ARTO LINDSAY TOM ZÉ

DAVID BYRNE  ARTO LINDSAY  TOM ZÉ











Il progetto Luaka Bop, l’etichetta world music fondata da David Byrne, lega tre significative figure della scena musicale contemporanea. Tra i bacini di raccolta della Luaka Bop, il più significativo resta senz’altro il Brasile, luogo che ha spesso ispirato Byrne nelle sue produzioni discografiche. Sull’asse Brasile-New York figura centrale non poteva che essere Arto Lindsey, vissuto tra il paese sudamericano e la No New York dei tardi ‘70, vero apripista per le scorribande carioca della testa parlante. E in terra brasilera, oltre ai ‘soliti’ mostri sacri di fama mondiale, non poteva non avvenire l’incontro con Tom Zé. Nordestino del Sertao, a San Paolo si ritrova nel giro Tropicalia assieme a Veloso e Gil ma seguirà strade più sperimentali rispetto a quelle del mainstream brasiliano. Scelte difficili tra la filologia musicale, la riscoperta del samba e le contaminazioni con il rock anglosassone più eterodosso.

BEST
TALKING HAEDS - REMAIN IN LIGHT, 1980. Album fondamentale. L’esperienza wave dei precedenti dischi si fonde con le suggestioni etno-evocative di Eno. Disco in cui non viene messo in discussione il formato-canzone, che resta quello pop, ma che musicalmente rappresenta il raggiungimento della perfezione nell’innesto di soluzioni colte e meditatissime a travolgenti istintività dionisiache.
ARTO LINDSAY – INVOKE, 2002. Non un disco rivoluzionario come poteva essere la musica dei DNA verso la fine dei Settanta, Invoke rappresenta il momento più riuscito della ricerca di un percorso capace di amalgamare l’avanguardia newyorchese con il tropicalismo brasiliano. L’atmosfera di fondo è quella acquatica dei mari del sud, dove i suoni, i rumori, le interferenze, giungono come da liquide profondità struggenti. Effetto avvolgente e musica che accarezza nei passaggi dall’inglese al portoghese.
TOM ZÉ - THE HIPS OF TRADITION, 1992. Primo album in studio per la Luaka Bop dopo quasi dieci anni di silenzio, il disco rappresenta al meglio la decisa personalità di Zè. Diciotto tracce che testimoniano le varie sfaccettature di un universo musicale fatto di tradizione, di approfondimento e di curiosità. La tipica vena malinconica brasiliana è stemperata da una irrequietezza pacata che porta Tom a seguire motivi insoliti in ogni direzione, usando una ricca strumentazione e molteplici soluzioni vocali, nel segno di una concentrazione che riesce a dare spessore a brani quasi sempre inferiori ai tre minuti.

8 commenti:

  1. bè,remain in light rimane uno dei miei 5 album preferiti di ogni epoca,la perfetta fusione fra wave e afro.la genialità di byrne e il rigore di eno..vidi il tour di remain in light a bologna nell'80,con belew alla chitarra..il più bel concerto della mia vita..lindsay..adoro la no wave, e ho amato lindsay da sempre trovo mundo civilizado il migliore degli album "di sambe malate",come le ho definite...

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  2. Condivido in pieno brazzz, ma Tom Zé dove lo mettiamo? Non bisogna sottovalutare nemmeno la sua di genialità ;) I suoi dischi non sono semplici da reperire, ma diciamo che internet ci ha reso il compito meno arduo ;)

    Grazie del post! Questo album di Zè, tra l'altro, mi manca :)

    Concludo lodando un altro grande musicista brasiliano legato alla scena di NY (in cui però è stato catapultato a metà anni '90), il sublime Vinicius Cantuaria :)

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  3. brazzz, ancora in sintonia. bella la definizione sambe malate. procurati tom zé

    quali sono gli altri 4 album di sempre?

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  4. sigur, come sempre preparatissima. di cantuaria conosco il celebratissimo sol na cara che però non mi aveva entusiasmato. visto il tuo consiglio lo riascolterò con più attenzione ma in genere se non scatta subito la scintilla...
    grazie per la visita negli orti

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  5. Allora prova con Tucuma del 1999 (samba/bossa + sperimentazione sui ritmi + scrittura ispiratissima = favoloso!), e poi magari Horse & Fish del 2004 (ospite Bill Frisell, a cui Vinicius ricambierà il favore nel suo The Intercontinentals). Anche Samba Carioca uscito quest'anno lo trovo molto bello, più samba-jazz e meno sperimentale ma con una penna ormai molto matura.

    Ciao, grazie a te ;)

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  6. vinicius è un grandissimo..l'ho visto qua forli con lindsay nel 99,ai tempi di moon chill..chitarrista sublime,e bellissimo concerto..concordo con sigur che tucuma sia un ottimo album..tom ze lo conosco zero,rimedio subito
    i primi 5 album di sempre vuoi sapere?li avevo scritti tempo fa sul blog..vero che cambio idea ogni tanto,comunque direi
    primo ROCK BOTTOM di wyatt
    UNCLE MEAT di zappa
    REMAIN IN LIGHT
    poi c'è tutta una galassia che varia a seconda del momento
    diciamo
    MY LIFE IN THE BUSH OF GHOSTS
    Y e FOR HOW MUCH LONGER di pop group
    LOUNGE LIZARDS
    HALF MACHJINE LIP MOVES dei chrome
    BUY CONTORTIONS
    NO NEW YORK
    i primi due di gang of four
    ENGLISH SETTLEMENT di xtc
    LITTLE AXE
    Care DI SHRIEKBACK
    i mix di a certain ratio
    154 dei wire
    TALK TALK TALK psychedelic furs
    quasi tutto Laswell e Jah Wobble
    i primi 3 di PIL
    più altre cosette
    odio il rock sudato e chitarroso..non sopporto il boss..eheh..mancando alle,faccio la sua parte..

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  7. bei commenti ragazzi.
    sigur: ora provo con tucuma.
    brazz: gli elenchi e le classifiche sono la mia passione. interessante la tua, molto interessante.

    easy listening

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  8. Remain in light.. uno dei miei preferiti delle teste parlanti...quasi un monumento

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