cinema

mercoledì 30 giugno 2010

TIZIANO VECELLIO

TIZIANO, LA CARNE LA MORTE IL COLORE

























“Se Tiziano avesse veduto le cose di Michelagnolo, quelle di Raffaello e le statue antiche et avesse studiato il disegno, avrebbe fatto cose stupendissime”. Cose stupendissime il Tiziano le ha fatte, checché ne dicano Bastiano del Piombo e il Vasari.

Zoomata eccentrica su tre episodi tardi, dopo il 1570. Il maestro più che ottantenne espolode in dipinti di materica violenza, colore dato a grumi, con le dita, in una disperata lotta contro il tempo, contro il fato.
Tre opere per i tre campi canonici di ispirazione: mitologia classica, storia romana, vicende testamentarie.
Nell’Apollo scortica Marsia di Kromeritz Tiziano sceglie di concentrare l’attenzione sul momento più brutale. Scelta audace e innovativa rispetto all’iconografia tradizionale che rappresentava il momento del giudizio anziché la punizione. Le figure certamente dipinte dal maestro, Marsia, Apollo, lo scorticatore, il satiro, Mida, esprimono stati d’animo diversi componendo un equilibratissimo cerchio attorno a colui che aveva osato sfidare il dio. Marsia, asse compositivo del dipinto, accetta la pena senza far trasparire sofferenza. Apollo, quasi superbo, esegue con piacere la punizione. Lo scorticatore invece svolge il suo compito con il distacco della perizia tecnica. Al contrario il satiro esprime angoscia e porta il secchio d’acqua per alleviare la sofferenza. Mida infine, nella tipica posizione malinconica, medita sulle conseguenze dell’agire umano. Il tutto avvolto in una sanguigna atmosfera quasi impressionistica.

In Tarquinio e Lucrezia di Vienna Tiziano chiude lo spazio per fissare la drammaticità del gesto. I limiti della tela non riescono a contenere le figure che lo sfondo spinge quasi verso lo spettatore. Sono le braccia che danno la profondità. Braccio destro di Lucrezia tenuto saldamente dalla mano sinistra di Tarquinio verso l’alto; braccio sinistro di Lucrezia a tentare una difesa disperata e braccio destro dell’omicida nell’atto di sferrare il colpo. Anche qui i colori sono impastati con il sangue che sta per essere versato.

 
L’Incoronazione di spine di Monaco è tutta un incrocio di linee. Dalla diagonale che imposta il campo dell’azione costituita da gradini-cristo-arco e su verso un cielo plumbeo e minaccioso, alle varie linee dei bastoni e l’incrocio di spada ed alabarda in primo piano. Composizione serrata di figure e di gesti illuminati dal taglio obliquo della luce che si addensa sulle prominenze dei corpi e scivola invece sul nero dello scherano che incita alla violenza.


1 commento:

  1. Eustaki, ma che piacere e che estasi, percorrere i corridoi del tuo blog… Questi esempi sono magnifici, ci sono forza ed energia immediate dettate dalla violenza del colore su fondo cupo, tutto impastato per rendere l'atmosfera vera e crudele.

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