IL MANUALE DEL CANTAUTORE
FLAVIO GIURATO – 2007
Progetto che in una prima stesura esce nel 2002, poi rivisitato nella versione definitiva del 2007, il manuale mette fine ad un silenzio ufficiale di una ventina di anni. L’ultimo lavoro in studio risaliva infatti al 1984 e Il tuffatore, disco tra i più belli dell’intera produzione musicale italiana, è del 1982. L’uscita è stata salutata con un sentito ‘finalmente!’ e con molta curiosità.
Giurato è bravo, assolutamente fuori dal circuito mediatico ma anche da quello promozionale-distributivo. Siamo di fronte ad un cantautore –fa quasi impressione scrivere questa parola che sprigiona sentore di naftalina– e musicista di grande talento che non ha trovato il giusto canale comunicativo per farsi apprezzare.
Il fatto è che non era in sincrono con lo spirito dei tempi. Troppo avanti trent’anni fa, risulta essere fuori dal coro oggi.
Il manuale è un bel disco, forse un po’ datato e non perfettamente equilibrato ma coraggioso. Le impressione immediate lo connettono al migliore De Gregori ma più sorprendente, o a un Rino Gaetano meno scanzonato e più meditato. Il disco ha momenti veramente notevoli. Si parte dall’iniziale, ostinata traccia d’apertura che si chiude con una imprevista e gradita trovata metacompositiva. Si succedono altri episodi dove affiora una dimensione sociale, impegnata, legata anche al fatto di cronaca. Il caso Nesta, Centocelle, Silvia Baraldini, Ustica, alcuni titoli non tra i momenti migliori dell’album. C’è una dolce canzone d’amore in napoletano con bella voce femminile in appoggio e poi ci sono due colpi di genio.
La Giulia bianca, dedicata a Pasolini, con un testo che è un tuffo negli anni settanta (“La ruota gommata schiaccia e torce il corpo del poeta ucciso/
Ruota gommata schiaccia e torce il corpo di Pierpaolo irriso/Danno il “Vangelo”in bianco e nero/ In una sala parrocchiale di periferia”) e quel ritornello che gioca con le precedenti immagini di compagni in lotta, Togliatti e Piazza San Giovanni: “Guarda bambina, c’è il mare mosso/Bandiera rossa, bandiera rossa, bandiera rossa”, straniante e straordinariamente icastico.
E “La tentazione” con un coro che intona, quasi in senso liturgico “prega Gesù e Maria” difficile da digerire per un ateo non devoto ma che emoziona con le aperture melodiche della partitura e con un testo di grande suggestione e vengono in mente, associazione ‘alta’, certo, alcune immagini à la Rimbaud.
ah, ecco, me l'ero perso. A volte non riesco a star dietro a tutti i post che mi piacerebbe leggere! Veramente avanti Giurato. Come dici tu trent'anni fa e anche oggi, ché son pochi quelli con tanto coraggio e tanta onestà! :)
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